Questo progetto fotografico iniziato due anni fa è diventato un libro con un obiettivo preciso, quello di normalizzare l’infertilità, abbattendo un tabù che ci fa sentire difettose, inadatte ma soprattutto sole. Si parla poco d’infertilità, non ne parlano i media né a livello medico-scientifico, né a livello sociale. Eppure è un problema molto diffuso.
Frequentando le sale d’attesa più volte ho cercato qualcuna accanto a me con cui attaccare bottone e parlare di come ci si può sentire trasformate mentre passa il tempo aspettando il follicolo buono. Presto ho iniziato ad avvertire l’inadeguatezza nell’essere infertile, diversa, meno femminile e poco materna. Nella testa frullavano i sensi di colpa: “hai sprecato il tuo tempo, hai cambiato troppi partner, non ti sei accontentata e il tuo momento è passato. Hai lavorato troppo e, si sa, nella vita non si può avere tutto”. Tutti pensieri che ti fanno compagnia mentre aspetti un’anestesia o un esame nuovo. E nel frattempo fai i conti con la paura di abbrutirti, di invecchiare sola, senza essere mai stata chiamata mamma.
Forse è ora di accendere un faro su tutto ciò e su tutte queste donne in continuo movimento per avere un figlio. Questo libro, fatto di volti e storie di 100 donne, prova ad essere quel faro. Un faro che serve come orientamento emotivo e come luce per navigare.
Con questa volontà precisa, l’obiettivo della mia macchina fotografica si è fatto mezzo attraverso cui ogni donna ha potuto raccontare l'intimità della propria storia. Donne che, nella condivisione, hanno smesso di provare vergogna e si sono aperte con generosità e complicità. È allo stesso tempo anche una grande responsabilità per me, poiché un solo scatto riassume una storia, in molti casi durata anni, che ho cercato di sintetizzare cogliendone l’essenza. Ho raggiunto queste ragazze nelle loro città, tra l’Italia e l’Inghilterra, creando set a volte improvvisati. Le ho riprese con la luce naturale del sole, all’alba o al tramonto, col vento, con la pioggia, con il caldo. Le ho fatte arrampicare, entrare nell’acqua vestite e a volte abbiamo corso qualche rischio. Ma loro c’erano e si lasciavano raccontare tra mille sorrisi e con tutta la gamma delle loro emozioni.
"Una delle tante" è questo, un grande lavoro collettivo e anche uno stimolo ad alzare la testa e a sorridere, uno stimolo che passa attraverso 100 ritratti di donne coraggiose che, letteralmente “ci hanno messo la faccia”.
Ogni ritratto è accompagnato da un aneddoto, da un flash su una storia magari complessa, per gettare uno sguardo sensibile sul mondo dell’infertilità, in cui si spazia dalla frustrazione all'ironia, dallo sconforto alla speranza. Sono 99 ritratti più uno, il mio.
“Non ci siamo, il medico che ha aperto la porta chiamando il mio numero non mi piace. “16816” siamo alla seconda chiamata, che faccio? Le riviste le hanno già prese tutte, non posso fingermi distratta dalla lettura di qualche giornalino di gossip. Infilo la testa in borsa, a mo' di struzzo, il vantaggio di avere una borsa grande”...
Con le ragazze abbiamo chiacchierato senza filtri, perché condividere lo stato d’infertilità abbatte tutte le barriere ed è come se ci si conoscesse da sempre. Hanno camminato a piedi nudi in mezzo alla strada, ci siamo intrufolate ovunque, congelate all’alba in inverno, ci siamo perse qualunque oggetto in mare e in mezzo alle sterpaglie, abbiamo attraversato le città di corsa rincorrendo la luce, abbiamo preso caffè ovunque, ci siamo ritrovate in situazioni anche poco confortevoli e sicure, ma soprattutto...abbiamo riso tanto.
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